Presentamos, en el marco de la serie Poesía italiana, preparada por Mario Meléndez y traducida por Emilio Coco, algunos textos de Darío Bellezza (1944-1996). Desarrolló una intensa actividad como crítico literario en diversos periódicos, como «Il Corriere della Sera», «Il Mattino» y «Paese Sera». Tradujo a Rimbaud y fue redactor de la revista «Nuovi Argomenti». Publicó los siguientes libros de poemas: Invettive e licenze (1971), Morte segreta (1976), Libro d’amore (1982), io (1983), Serpenta (1987), Libro di poesia (1990), Testamento di sangue (1992), L’avversario (1994), Proclama sul fascismo (1996). Fue también autor de muchas novelas y de una reconstrucción personal de la Morte di Pasolini (1981). Murió en 1996.
Nella luce fioca mi lecco
le ferite mortali e la mia
anima-foglia leggera va
in cerca del Padrone.
Chi è nell’ombra solo sa
quanto il giorno è mortale
bianca statua solare
che non incanta più la mia
morta mattina.
En la débil luz voy lamiendo
mis heridas mortales y mi
alma-hoja ligera va
en busca de su Dueño.
Quien está en la sombra sólo
sabe cuán mortal es el día
blanca estatua solar
que ya no encanta mi
muerta mañana.
***
Mi aggiro come un fantasma dentro casa:
rileggo i magnifici scritti del passato
o salto il pasto divenuto incubo
e martirio del proprio enunciato:
l’uomo è ciò che mangia.
Così scolo montagne di vino annacquato
e la vita in città splende di orrore
di aria tumefatta e ligia al servizio
del cancro più pestifero e sonoro!
Non ci sono speranze di eternarsi
nel divenire d’un giorno uguale
all’altro: solo i gatti insistono
a non fuggire, a calmare la voglia
di seme e sangue!
Voy como un fantasma por la casa:
releo los magníficos escritos del pasado
o salto la comida convertida en pesadilla
y martirio de su propio enunciado:
el hombre es lo que come.
¡Así me trago montañas de vino aguado
y la vida en la ciudad resplandece de horror
de aire tumefacto y sumiso al servicio
del cáncer más pestilente y sonoro!
No hay esperanzas de inmortalizarse
en el devenir de un día igual
a otro: ¡sólo los gatos insisten
en no huir, en calmar el deseo
de semen y sangre!
***
APPUNTI
Non m’accende amore.
Più non m’incanta il dolore.
Senza pietà è la mia vita.
Passano i giorni e grida
l’anima mia smarrita.
Forse la giovinezza
è camminando.
Nel buio della notte
la tempesta s’ascolta
lacrimando.
Di notte al tavolino, per morire
decisi di mai più scrivere
ma ricordare vivendo
gli amori d’un tempo.
Chi vive di ricordi
s’innamora!
APUNTES
No me enciende amor.
Ya no me encanta el dolor.
Sin piedad es mi vida.
Pasan los días y grita
el alma mía perdida.
Quizás la juventud
se logre andando.
En la noche oscura
la tempestad se escucha
lagrimeando.
Por la noche a la mesa, para morir
decidí no escribir nunca más
sino recordar viviendo
los amores de un tiempo.
¡Quien vive de recuerdos
se enamora!
***
Leggo ancora i poeti contemporanei.
Per smaltirli, o non vederli più.
Aspetto ancora nel bagno
o in cucina di sconciare il rudere
corpo, corpo rudere. Sarei bravo
ora a scrivere versi inappuntabili,
ma la morte preme, niente m’interessa
oltre la sua dura lezione chiusa
nel tetro di una stanza.
Non voglio odiare, scrivere poesie
di odio viscerale. Tutto il resto
è arida concorrenza, sleale
patto con il Male.
Così fuggo da me stesso, da te
sornione poeta diventato cancro
a te stesso di inique sanzioni
morali, fra impotente denuncia
e impotente odio mortale
contro o verso chi amavi:
il canto, o la ferita, i truci
consigli, magari fermo a corso
Vittorio in cerca di una penna
per appuntare versi ridicoli
infami, imbastiti di tenerezza.
L’amore sono quattro luci (occhi)
che si voltano e la frittata
è fatta.
Leo todavía a los poetas contemporáneos.
Para digerirlos, o no verlos más.
Espero todavía en el baño
o en la cocina descomponer el viejo
cuerpo, cuerpo viejo. Sería hábil
ahora en escribir versos irreprochables,
pero la muerte acucia, nada me interesa
sino su dura lección cerrada
en un lóbrego cuarto.
No quiero odiar, escribir poemas
de odio visceral. Lo que queda
es árida concurrencia, desleal
pacto con el Mal.
Así huyo de mí mismo, de ti
taimado poeta que te has vuelto
cáncer de inicuas sanciones
morales, entre denuncia impotente
e impotente odio mortal
contra o hacia quien amabas:
el canto, o la herida, los torvos
consejos, parándome quizás en la Avenida
Vittorio en busca de un bolígrafo
para apuntar versos ridículos
infames, hilvanados de ternura.
El amor son cuatro luces (ojos)
que dan vueltas y lo echo todo
a rodar.
***
Felice te passero (impudicizia mi spinge
a nominarti, un tempo in rima i poeti
solitari ti avrebbero in fretta salutato),
felice te che volteggi in cerca di cibo
nell’aria fredda di quest’inverno
romano e non pensi beato alla tua
felicità felice di sogni e chimere
innocenti e serene. Io dai vetri
dentro una buia stanza piango
i miei anni spariti ‒ l’affanno,
l’affanno al cuore tormentato
mi dà male, mi uccide tanto
da morire di dolore, ma non muoio
mai, lo grido ai miei amici
di sempre che urlano la mia diversità
nei salotti della Capitale…
Feliz de ti gorrión (impudicia me empuja
a nombrarte, en otro tiempo en verso los poetas
solitarios te habrían saludado de prisa),
feliz de ti que revoloteas en busca de manjar
en el aire frío de este invierno
romano y no piensas dichoso en tu
felicidad feliz de sueños y quimeras
inocentes y serenas. Tras los cristales
en un oscuro cuarto yo lloro
mis años desaparecidos ‒la angustia,
la angustia en el corazón atormentado
me hace daño, me mata tanto
como para morirme de dolor, y no me muero
nunca, lo grito a mis amigos
de siempre que pregonan mi diversidad
en los salones de la Capital…
***
Non c’è niente di meglio che barare:
stare in cucina cucinando un minestrone.
Si svuoterà il frigo zeppo di cicoria,
pomodori passati, carote e zucchine:
si aspetterà l’ospite passando la cera
dando da mangiare al gatto caccoloso
raccolto a Campo dei Fiori, anzi offerto
da un ragazzo riapparso nel tempo
un fulgore del ricordo mai assaporato
veramente, non vivendo più in elemosina
ma modestamente, disprezzando da solo
i ricchi, fuggendo catene di denunce
per corruzione. Sì, non resta
che starsene in casa aspettando il freddo,
annunciando al mondo la propria rinuncia,
incontrando talvolta qualche poetessa
nemica, e andando a Porta Portese
alla ricerca di una buona coperta
di lana. Il gatto farà le fusa
d’inverno con circospezione:
ancora è malato, il naso bruciato
dall’acqua ossigenata presa
per acido borico. Il trionfo vero
è quello della quotidianità.
No hay nada mejor que seguir engañándose:
estar en la cocina preparando un caldo.
Se vaciará la nevera repleta de achicoria,
tomates podridos, zanahorias y calabacines:
se esperará al huésped encerando
dando de comer al gato legañoso
que hallé en Campo dei Fiori, más bien que me ofreció
un muchacho reaparecido en el tiempo
un fulgor del recuerdo que nunca he saboreado
verdaderamente, no viviendo ya de limosna
sino modestamente, despreciando yo solo
a los ricos, huyendo cadenas de denuncias
por corrupción. Sí, no queda sino
permanecer en casa esperando el frío,
encontrando a veces a alguna poetisa
enemiga, y yendo a Porta Portese
en busca de una buena manta
de lana. El gato ronroneará
en invierno con circunspección:
está todavía enfermo, su nariz quemada
por el agua oxigenada que tomé
por ácido bórico. El triunfo verdadero
es el de la cotidianidad.
***
Fuggono tutti i giorni miei
o oscura luce dagli occhi incantatori.
Fuggono, si perdono, corrono
dietro le immagini di una volta:
i baci, gli abbracci, i turbamenti
insinceri del ragazzo migliore
fuggono atterriti verso la fine
che è prossima. Solo tu, Serpenta,
gioisci e mi riscuoti come larva
che al sole si sveglia e vola via.
Huyen todos mis días
oh oscura luz de ojos hechiceros.
Huyen, se pierden, corren
tras las imágenes de una vez:
los besos, los abrazos, las turbaciones
insinceras del muchacho más querido
huyen aterrados hacia el fin
que es próximo. Sólo tú, Serpiente,
te alegras y vuelves a sacudirme como larva
que al sol se despierta y vuela lejos.
***
Il sonno è una piccola morte
richiede commossa pazienza ‒
attenderlo è sperare
in una resurrezione antica:
io aspetto la morte
per dormire poche ore
nel caldo di un letto
intrecciato ad un corpo
infelice e sterile, il mio:
non siamo eterni
e questo cadavere intrigante
presto supereremo.
El sueño es una pequeña muerte
requiere emocionada paciencia‒
aguardarlo es esperar
en una resurrección antigua:
yo espero a la muerte
para dormir unas horas
en el calor de una cama
entrelazado con un cuerpo
infeliz y estéril, el mío:
no somos eternos
y este cadáver intrigante
pronto lo superaremos.
***
INVETTIVE SECONDE
I
Visione sacrale-anfetaminica con dosi intere
di paranoia abissale coltivata nell’esercizio
impuro della ragione contro la menzognera
realtà prima che mi fece, partorendomi
ad un mondo qualsiasi, ma non mio!
Potrei ora descrivere il mondo,
gli strumenti ci sono: gatti, ligustri,
mandarini, ma il risultato è lo stesso:
io allora vago immondo nel mondo, tutto
sembrandomi canterino, bruttamente canoro,
finzione gelida la mia mancando poesia,
il valore supremo cui sottomisi la vita,
adolescenza perduta e senza immagini,
seppur prendendo un treno per Ostia
rimanendo eros mentale, liquido seminale
fra ragazzi acerrimi e morti totali adulti
pieni di merda e terribile rancore!
Arrivo dunque al Battistini, anno Domini
1978, fra mare e cielo sospeso,
senza immagini fasulle e secondarie
nel loro fine secondo alla cosiddetta
realtà che non esiste. Mi ribello, io, sempre
ribellato nello ieratico me stesso
so di aver smarrito la diplomatica
convenzionale poesia, ed ora trascinandomi
interno e intero al mio sistema idiota
e pellegrino
cerco di svoltare all’angolo con la buccia
cristallina della leggibilità manifesta!
Ho perso tutti i sentimenti, lo sregolamento
appartenne a colui che non c’è più, e
descrivere il fuori-dentro è banale,
circonvenzione d’incapace, il lettore
di testi di poesia in lingua, corruzione
di minorenne rinviata ogni giorno
nella educazione sperimentale di un reietto
depositario della verità vera di un millennio.
INVECTIVAS SEGUNDAS
I
Visión sagrada-anfetamínica con dosis enteras
de paranoia abismal cultivada en el ejercicio
impuro de la razón contra la mentirosa
realidad primera que me hizo, pariéndome
a un mundo cualquiera, ¡pero no mío!
Podría ahora describir el mundo,
ahí están los instrumentos: gatos, ligustros,
mandarinas, pero el resultado es el mismo:
entonces yo vago inmundo por el mundo, todo
pareciéndome cantarín, feamente canoro,
ficción gélida la mía, pues falta poesía,
el valor supremo al que sometí mi vida,
adolescencia perdida y sin imágenes,
aun tomando un tren para Ostia
quedando eros mental, ¡líquido seminal
entre muchachos acérrimos y muertos totales adultos
llenos de mierda y terrible rencor!
Llego pues al Battistini, anno Domini
1978, entre mar y cielo suspendido,
sin imágenes falsas y secundarias
en su fin segundo a la así llamada
realidad que no existe. Me rebelo, yo, siempre
rebelado en el hierático yo mismo
sé que he perdido la diplomática
convencional poesía, ¡y ahora arrastrándome
interno y entero a mi sistema idiota
y peregrino
trato de doblar la esquina con la corteza
cristalina de la legibilidad manifiesta!
He perdido todos los sentimientos, el desarreglo
perteneció a quien ya no está, y
describir lo fuera-dentro es banal,
artimaña de incapaz, el lector
de textos de poesía en su idioma, corrupción
de menor aplazada cada día
en la educación experimental de un miserable
depositario de la verdad verdadera de un milenio.
Datos vitales
Dario Bellezza, nacido en Roma en 1944, desarrolló una intensa actividad como crítico literario en diversos periódicos, como «Il Corriere della Sera», «Il Mattino» y «Paese Sera». Tradujo a Rimbaud y fue redactor de la revista «Nuovi Argomenti». Publicó los siguientes libros de poemas: Invettive e licenze (1971), Morte segreta (1976), Libro d’amore (1982), io (1983), Serpenta (1987), Libro di poesia (1990), Testamento di sangue (1992), L’avversario (1994), Proclama sul fascismo (1996). Fue también autor de muchas novelas y de una reconstrucción personal de la Morte di Pasolini (1981). Murió en 1996.
Los comienzos de Dario Bellezza están ligados a los modelos de Sandro Penna y Pier Paolo Pasolini, quien en la solapa de su primer libro, Invettive e licenze así lo presenta: «He aquí el mejor poeta de la nueva generación», añadiendo que «las formas y los objetos de sus angustias» están descritas como «formas y objetos de lo absoluto: como las botellas y los vasos de Morandi». Su tono de confesión, su yo omnipresente, la teatralidad de sus gestos, la orgullosa reivindicación de su condición de diverso, llegando hasta el extremo de una narcisista exhibición de las miserias de su cuerpo provocadora y minuciosamente analizadas: he aquí los aspectos más evidentes de la obra de un poeta que se ha mantenido siempre a contracorriente estética y que ha sido uno de los protagonistas del panorama literario italiano de estos últimos decenios.